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Interviste
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Fare incontrare mondi
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29/03/2003
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Intervista ad Armando Gnisci sull'attività della scuola di sceneggiatura "Blasetti"
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D: Da anni la sua attività di ricerca si occupa di Letteratura di
Migranti, cioè di scrittori immigrati in Italia che scrivono nella
nostra lingua; si tratta di un aspetto sempre più vivo ma poco
conosciuto della nostra letteratura, ci può delineare una "mappa"
di questo fenomeno letterario?
R: La letteratura dei migranti non e' solo quella degli immigrati,
ma anche quella degli emigranti - come il mio amico poeta e prete
operaio tra i minatori italiani in Belgio da 30 anni, Claudio Nereo
Pellegrini - e di tutti quelli che si spostano, tra i continenti,
i mari, le lingue, i sessi, le culture, i poteri. Quelli che agiscono
perche' un altro mondo sia possibile qui e al piu' presto.
D: Nei suoi saggi lei parla spesso di "decolonizzazione", che cosa
intende con questo termine?
R: Come diceva Sartre: lo scorticamento del nostro (europeo-imperiale)
spirito forte di coloni, di civilizzatori, di esseri superiori in
cima alla specie umana.
Fuori della filosofia: decolonizzarsi per un bianco europeo significa,
ad esempio, votare un nero alle prossime elezioni. Alle Comunali di
Roma il mio amico nigeriano Godwin Chukwu e' stato candidato dai DS.
Dei DS non me ne frega niente, di Godwin molto.
Ho inventato per lui lo slogan "Famolo nero", che riprendendo una
battuta di un film di Verdone, vuol dire: ti sfido, uomo e donna
bianca romana, a farlo nero il tuo rappresentante al Campidoglio!
Dimmi se ce la fai!
D: Esiste un cinema "dell'incontro con l'altro", cioè esistono,
secondo lei, autori cinematografici o film che portano avanti un
discorso simile a quello che lei promuove nella letteratura?
R: Si' che esistono: da "Train de vie" a "Central do Brasil",
da "L'odio" a "Pane e tulipani" a "Dancer in the dark", dal cinema
africano a quello europeo "fine" a quello asiatico.
Solo il cinema nordamericano, che purtroppo ci domina, si nutre
al 98% di violenza. Ma non posso dimenticare i film di Jarmusch,
"Ghost Dog", ad esempio.
D: La scuola di sceneggiatura A. Blasetti è forse la prima scuola di
cinema a nascere da un pensiero: l'incontro con l'altro, il
Mediterraneo come luogo privilegiato di questo incontro, un nuovo
modo di interpretare la realtà.
In che modo, concretamente, contribuirà a migliorare la qualità del
nostro cinema?
R: Penso: facendo incontrare i mondi, come fa da sempre il Mediterraneo
e come da tempo fanno i musicisti.
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