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Interviste
Zoom su Vivere
 
31/03/2003
A cura di Cristina Capra.
Intervista ad Antonio Cecchi e Gianni Gatti, rispettivamente dialoghista e story liner di "Vivere".
 
Il 5 aprile 2001 è andata in onda la puntata 500 di Vivere, la fortunata soap trasmessa su Canale 5 dal lunedì al venerdì. Antonio Cecchi e Gianni Gatti - dialoghista e story-liner di Vivere - parlano del valore e dei "meccanismi" della soap opera e raccontano a sceneggiatori.com la loro professione, regalando un consiglio a chi ha intenzione di incamminarsi lungo la stessa strada.

- A che cosa attribuire il successo delle soap opera, rivelatosi ascensionale anche nelle produzioni 'made in Italy'?

Antonio
Penso che il valore delle soap risieda soprattutto nel sostituire il pettegolezzo, nell'appagare l'ansia di venire a conoscenza dei "fatti degli altri". E' un'esigenza primaria di tutti quella di sentirsi raccontare storie, perché ìl rapportarsi all'esperienza altrui aiuta ad esorcizzare e a risolvere paure e problemi della quotidianità. Il funzionamento della soap è l'identificazione dello spettatore e nella possibile attuazione di una sua catarsi. I personaggi affrontano le più diverse situazioni e ad ogni loro caduta si accompagna sempre una redenzione.

- Nella fase di elaborazione della psicologia di un personaggio si mira alla semplicità o si preferiscono ideazioni più complesse?

Gianni
La psicologia del personaggio è quasi sempre semplice. Sono le storie ad essere fin troppo complesse. L'obiettivo è quello di portare sulla scena una certa varietà di tipi: il buono, il cattivo, la perfida, l'eroe romantico, il re. Pur subendo delle trasformazioni fondamentali, i personaggi delle soap non muoiono e, se il personaggio cambia, deve essere sostituito con un altro che si trovi nelle stesse condizioni e garantisca quindi la continuità diegetica.

- Parliamo della vostra professione...

Antonio
A me arriva a casa la puntata sotto forma di trattamento. E' costituita da circa sedici scene e, in ogni scena, c'è una descrizione esatta di quello che succede e dei personaggi coinvolti; tutto in prosa e, spesso, con delle motivazioni chiare ma non necessariamente risolte nei passaggi. E' compito mio creare un dialogo e un'azione. Le battute non devono essere troppo sofisticate, con troppi doppi sensi o richiami: lo spettatore deve ricordare rapidamente quello che è successo nelle puntate precedenti, senza eccessivi sforzi di memoria. E' importante che la situazione non diventi noiosa e va quindi creata un'azione, una gag all'interno della scena, cercando però di tener conto di tutte le esigenze e di non creare quindi difficoltà agli scenografi o agli attori. E' fondamentale la coerenza e la circolarità di quanto si è scritto.

- Quanti dialoghisti lavorano per Vivere?

Antonio
Ci sono i dialoghisti fissi - quattro o cinque - che ricevono due puntate al mese; un altro gruppo di dieci o quindici persone ricevono una puntata al mese. Infine c'è una banca di dialoghisti che devono essere sottoposti a provino. E' importante assicurare un continuo ricambio.

- A chi possono rivolgersi i potenziali dialoghisti?

Antonio
Possono chiamare la redazione di Vivere, c'è uno script-editor che si occupa dei provini. Chi si sottopone ad un provino ha a disposizione del materiale precedente, una puntata vera come modello di riferimento, il trattamento con due scene già scritte che vanno proseguite. Viene valutata la capacità di ritmo all'interno del dialogo e di coerenza rispetto al trattamento e ai personaggi.

- Gianni, tu sei uno story-liner. In che cosa consiste il tuo lavoro?

Gianni
Ci sono quattro story-liner che, alternativamente, insieme ad un responsabile, partecipano a delle riunioni fiume in cui si stabiliscono le linee principali di ogni major - la storia principale decisa a priori- i personaggi coinvolti e le relative scene; in successiva istanza si definiscono le linee secondarie della narrazione. Lo story-liner titolare del trattamento dovrà poi descrivere dettagliatamente quello che succede in ogni scena. In sintesi, gli story-liner possono essere definiti i soggettisti. Il loro lavoro è sottoposto alla revisione di un responsabile; è la stessa persona alla quale sono affidati i rapporti con i committenti e con la produzione.

- In che modo alimenti la tua creatività?

Gianni
Il motore principale è una forte curiosità. Cerco di "attingere" sia dalla cronaca - anche se spesso avviene quasi casualmente - che dal cinema.

- Che doti sono importanti per chi vuole fare il tuo lavoro?

Gianni
E' molto importante la rapidità, il riuscire a scrivere il trattamento quasi tempestivamente. Ma va tenuto presente che il mio è soprattutto un lavoro di equipe, ed è quindi fondamentale la disponibilità e la capacità di lavorare con gli altri. E' un insegnamento al quale Age ci ha addestrato fin dai tempi della scuola. Ma, più di ogni altra cosa, bisogna sentire una fortissima motivazione.

- Antonio, che consiglio daresti ad un aspirante dialoghista?

Antonio
Innanzitutto di vedere le soap. Può rivelarsi utilissimo trascrivere, scena per scena, i dialoghi presenti in una puntata: serve a rendersi conto della durata delle battute, di come sono intervallate, del ritmo interno al dialogo. Una volta scritti, i dialoghi sono revisionati e la bravura del dialoghista è quindi strettamente correlata all'entità del lavoro che procura in sede di revisione. Sapersi esprimere correttamente e con una forma curata è un requisito fondamentale.
 
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