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Interviste
Rodolfo Sonego: Un inventore di storie
 
07/04/2003
Intervista a Silvia Napolitano, sceneggiatrice e allieva del compianto maestro.
 
LA BOTTEGA DI SONEGO
D Leggendo un'intervista di Doriana Leondeff ho sentito parlare della "bottega di Sonego", lei è stata una delle sue prima allieve, oltre che una sua grande amica, in che cosa consisteva questa "bottega"?

La cosa era nata in modo assolutamente spontaneo, nel senso che Rodolfo non ha mai teorizzato la costituzione di una "bottega", lui è sempre stato un solitario come scrittore, rispetto a tanti altri, alle coppie che si erano formate nel cinema italiano, preferiva scrivere da solo, in fondo il lavoro di scrittore è un lavoro solitario... poi ad un certo punto, verso la metà degli anni '70 aveva cominciato a lavorare con Leo Colonna, un giovane sceneggiatore a cui era molto affezionato, figlio di un suo vecchio amico, purtroppo Leo è venuto a mancare due anni fa. Leo è stato come un figlio per Rodolfo, così come anch'io ho avuto un rapporto filiale. Ecco io e Leo eravamo la "bottega", per cui in realtà la "bottega" è stato un piccolissimo gruppo di amici a cui Rodolfo ha insegnato il mestiere. Per lui il concetto di "bottega" era nel senso letterale del termine, come "il calzolaio", per fare un esempio, nel senso che insegnava come fare un paio di "scarpe" ma poi ognuno doveva in qualche modo elaborare un suo modo di fare le "scarpe".

D In cosa consistevano i suoi insegnamenti?

Semplicemente nel lavorare... Rodolfo non ha mai fatto teorie astratte, anche se era straordinario quando parlava di struttura e metafora. Rodolfo era, rispetto a molti altri sceneggiatori, anche della sua generazione, tra quelli che ha lavorato di più sulla struttura e sul soggetto, nel senso di soggetto in quanto metafora, quelli che si chiamano soggetti forti... che contengono dentro una metafora della vita e della società.

IL PRIMO CORSO "SCRIPT"
D A proposito di struttura e teorie, tu fai parte della redazione di Script, l'unica rivista dedicata alla sceneggiatura in Italia, che proprio in questi anni sta cercando di diffondere nel nostro Paese le teorie americane sulla sceneggiatura. Come si poneva Rodolfo Sonego rispetto a queste teorie?

Litigavo molto con Rodolfo su questo... (sorride) Però ti dirò una cosa strana, io fatto il primo corso di sceneggiatura organizzato da Script, come allieva della classe degli anziani, eravamo cioè tutti sceneggiatori adulti, c'era tra gli altri anche Scardamaglia (che ora, già da molto tempo, è uno degli insegnanti del corso), questa primissima classe è stata la prima esperienza che si fece in Italia con questi americani, tra cui Linda Seger, editor partiti dalle teorie di Syd Field ma che poi hanno preso delle direzioni tutte loro. Ora quest'ultima scuola di editor ha costruito una teoria della sceneggiatura studiandosi il grande cinema americano ma anche italiano, compresi i film di Rodolfo, insieme ad altri ovviamente, quindi quello che loro hanno teorizzato non è una cosa nuova, loro hanno semplicemente sistematizzato una serie di regole partendo da un'analisi strutturale di quei film, hanno rielaborato, organizzato in una teoria delle cose che sono state praticate nei fatti da altri ma anche in prima persona da Rodolfo Sonego. Quando io ho partecipato a questa prima classe mi sono trovata di fronte ad una sistematizzazione di regole in cui tutto le cose che avevo imparato da Rodolfo in qualche modo le ho ritrovate, soltanto che erano organizzate in modo tale da poter essere comunicate. Rodolfo non ci credeva assolutamente in queste cose, non credeva alla possibilità dell'insegnamento "tout court" della sceneggiatura, credeva alla "bottega", cioè all'insegnamento individuale, a persone di cui conosceva il talento e da cui poteva ottenere delle cose. Rodolfo non ha deciso di creare una "bottega", ripeto, è capitato, ha cominciato con Leo Colonna, che conosceva da tempo, sono capitata io che l'ho incontrato per caso nei corridoi della Vides, da lì abbiamo incominciato a chiacchierare e da allora è nata la nostra amicizia.

D Però in qualche modo la "bottega" ha continuato ad esistere anche dopo di voi.

Leo è stato il suo pilastro, il suo allievo ideale, ha continuato a lavorare con Rodolfo anche dopo, c'era un rapporto forte tra di loro. Con me era diverso, io ho lavorato 4 o5 anni con Rodolfo, ma sono molto diversa da come era Leo, io sono molto più conflittuale, così ho passato 5 anni ad amare moltissimo Rodolfo ma anche a litigare nello stesso tempo con lui. Finita la collaborazione, nel senso che io ho cominciato a fare qualcosa di mio, è nato il rapporto familiare che avevamo, quasi tra figlia e padre. Successivamente Rodolfo ha incominciato a lavorare con la televisione, e tramite questi lavori è stato affiancato da altri giovani sceneggiatori, con cui dopo ha continuato a lavorare, la "bottega" non era un concorso, non c'era nulla di teorico, Antonello Rinaldi e altri che hanno collaborato con lui, semplicemene partecipavano alle riunioni e lavoravano con lui, Rodolfo non concepiva le cose astratte.

INVENTARE STORIE
D A proposito della Televisione, che rapporto aveva Rodolfo Sonego con questo mondo più "codificato" rispetto al cinema,in TV ci sono i Format e quindi regole più precise da seguire...

In Italia ad un certo punto il cinema è entrato in crisi, nel senso che davvero lo sceneggiatore non riusciva più a fare il suo mestiere, i registi volevano fare tutti gli "autori" e gli sceneggiatori non li voleva più nessuno... Rodolfo diceva che ormai sceneggiavano solo con le mogli e le fidanzate... Rodolfo era interessato alla televisione perchè c'era un mestiere da applicare, ma soprattutto perchè era un'occasione per "inventare storie", era il suo più grande piacere "inventare storie", magari litigava perchè gli cambiavano le cose, ma il piacere di poter scrivere una storia come quella di "Provincia Segreta", per esempio, un piccolo giallo ambientato in Veneto, ecco questo piacere nell'inventare era per lui assolutamente indispensabile.

LE CHELE DEL GAMBERO
D Aveva dei rimpianti per storie che aveva "inventato" e che nessuno ha mai voluto realizzare?

Tantissimi... e spesso dei soggetti molto belli... Rodolfo era soprattutto un narratore straordinario, ti ipnotizzava mentre raccontava, probabilmente lo aveva ereditato dalla madre, io non l'ho conosciuta, ma so che a 90 anni aveva ancora questa straordinaria capacità di raccontare. Rimpianti ne ha avuti e certe volte per alcuni dei suoi soggetti più belli, anche perchè erano i soggetti più difficili, quelli che quando si trattava di scegliere una storia venivano messi da parte, perchè erano i più visionari, Rodolfo aveva una grande capacità visionaria di raccontare la società in modo non realistico, e forse questo suo grande potenziale visionario non è venuto del tutto fuori. Daltronde Rodolfo riuniva in se più capacità, era anche uno scienziato, un fisico, un matematico, un neurologo... nel senso che si metteva a studiare per il piacere di scoprire, per esempio poteva comprare le chele di un gambero e passare intere giornate a studiare e scoprire tutti i meccanismi interni della chela, e nello stesso modo leggeva un libro, aveva l'amore e la curiosità per la conoscenza, e questo gli dava una grande capacità di sintesi e di invenzione permettendogli di trovare una soluzione ogni volta che occorreva.

D Ho notato però, è che, sebbene abbia scritto sceneggiature straordinarie come Una vita difficile, Lo scopone scientifico ecc. , non abbia mai vinto un premio importante...

FANTASCIENZA QUOTIDIANA
E' vero non ha vinto grandi premi, certo ha avuto diversi riconoscimenti, ma avrebbe dovuto vincere almeno il premio alla carriera per esempio. Il fatto è che Rodolfo aveva un talento veramente originale e particolare rispetto al modo di fare cinema allora, è quel potenziale visionario che ti dicevo prima e che è uscito poco; lui è stato un grandissimo nelle cose che ha fatto, ma se avesse potuto farne altre sarebbe stato grandissimo in una direzione completamente diversa, non solo quella della commedia all'italiana, ma anche quella del fantastico. Aveva tutta una collana di storie che lui definiva di "fantascienza quotidiana", erano piccole metafore fantascientifiche ma anche molto divertenti, Il disco volante, per esempio, era una di queste, un mix tra commedia all'italiana e fantascienza.

D Il rapporto con Alberto Sordi, leggendo il libro intervista, "Il cinema secondo Sonego" ho avuto la sensazione che non fosse soddisfatto molto di Sordi come regista delle sue sceneggiature, mentre rimane un'ammirazione grandissima per Sordi attore.

Per uno sceneggiatore è sempre molto difficile riconoscersi completamente nella realizzazione cinematografica, sono pochissimi i casi in questo senso. Il rapporto con Sordi era talmente simbiotico, era come se fossero un'unica cosa, e infatti credo che Alberto Sordi non si sia ancora ripreso dalla morte di Rodolfo. Dal punto di vista pratico Rodolfo aveva da dire spesso con molti registi, su questo litigavamo molto perchè avevamo due visioni diverse, per Rodolfo il regista doveva solo "mettere in scena" la sceneggiatura, infatti spesso aggiungeva i movimenti di macchina, i tagli delle inquadrature nei suoi lavori, cosa che non si usa fare più. Il regista doveva prendere il copione e girare, per questo adorava Luigi Zampa, perchè lavorava esattamente così. Io su questo non sono molto d'accordo, credo che il linguaggio della regia sia una cosa che deve partire dal copione e poi evolversi in modo autonomo, ma questo è un problema sul ruolo della sceneggiatura.

UN UOMO SENZA ETA'
D Da quello che mi sembra di capire Rodolfo Sonego aveva un ottimo rapporto con i più giovani.

Con i ragazzi aveva un rapporto eccezionale, perchè era talmente fuori dalle regole, per come era, per come raccontava, io dopo averlo conosciuto, dopo 4 anni, ancora mi stupivo per quello che diceva, aveva una capacità di fascinazione sui ragazzi straordinaria, non aveva niente a che fare con gli altri sceneggiatori, era una persona senza età, ed è stata una grande perdita e anche un grosso peccato che non sia venuto fuori una parte delle sue storie.
 
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